Disastro a Genova. Intorno alle 11,50 il ponte Morandi, su cui scorre il tratto terminale dell’A10, è parzialmente crollato. Sono trentacinque, al momento, le vittime accertate del crollo, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco. Da subito si è capito che il bilancio era destinato ad aggravarsi: fra le vittime ci sono anche un bambino di 10 anni e due spazzini dell’Amiu che si trovavano sotto il viadotto. Sedici i feriti gravi in ospedale. Tra i dispersi ci sono sicuramente due operai albanesi: partiti da Sestri levante per andare a Rapallo, non sono mai arrivati nella cittadina dove erano attesi.

L’infrastruttura è piombata giù per 80 metri sulla sottostante via Fillak. Al momento del crollo, sul tratto stavano transitando circa 30 autovetture e almeno tre mezzi pesanti. Secondo testimonianze, sotto i quasi 200 metri di cemento del viadotto crollato si sentirebbero voci e richieste d’aiuto.

L’ipotesi è un cedimento strutturale: nell’area sottostante, a ridosso della ferrovia si è formato una specie di cratere. La circolazione dei treni è stata sospesa e si teme che «altre parti del ponte possano crollare, per questo motivo abbiamo evacuato tutti gli edifici circostanti»: 440 le persone sfollate.

Il ponte Morandi era lungo oltre un chilometro, con tre piloni di cemento armato a sostenerlo: son venuti giù più di duecento, trascinandosi appresso anche il pilone centrale. A guardarle ora, le travi di cemento spesse due metri spezzate e sbriciolate, con i tondini d’acciaio che spuntano contorti, vien da chiedersi come sia stato possibile. Sul lato destro, quello che passa sopra la ferrovia, un intero pezzo di ponte lungo venti metri si è abbattuto tra i binari e una palazzina.

A cinquanta metri di distanza, dall’altra parte della ferrovia, le case popolari di Sampierdarena sono state miracolosamente risparmiate. Condomini di cinque piani dove abitano centinaia di persone, italiani e immigrati. Marco è uno di quelli che vive sotto il ponte, alza gli occhi e guarda proprio sopra di lui il pezzo di cemento armato che è rimasto sospeso, attaccato ai tiranti d’acciaio. “Cosa ho sentito? Sembrava stesse crollando il mondo”.